Der Klausner befindet sich, Luftlinie gemessen, ca. 200 Meter vom Ogeaner, über den ich in der ersten Folge dieser Serie schrieb, entfernt. Der Boden besteht jedoch nicht mehr nur aus feinem Sand, sondern es ist etwas Lehm darunter gemischt. Er erstreckt mehr oder weniger von Osten nach Westen und wird an diesen beiden Seiten von den beiden Kalterer Gräben begrenzt. Mit seinen 1,5 Hektar ist er mit Abstand unser größter Weingarten. 1972 wurde er einer alten Dame aus Aichholz abgekauft, zu der Zeit war er, so hörte ich immer, mit Lambrusco-Reben bepflanzt; offen Doppelpergeln mit mehreren Metern Abstand dazwischen zeugten von der Früheren Doppel- und Dreifachnutzung: Traubenproduktion und dazwischen Futter- bzw. Ackerbau.
Il vigneto Klausner si trova a solo 200 metri di distanza dall’Ogeaner, di cui ho parlato nella prima puntata di questa serie. A differenza di quell’appezzamento però il terreno del Klausner non è costituito solo di sabbia fine ma c’è anche un po‘ di limo. Si estende più o meno da Est ad Ovest, e viene delimitato su questi due lati dalle due Fosse di Caldaro. Con i suoi 1,5 ettari è decisamente il nostro vigneto più grande. Nel 1972 è stato comprato da un’anziana signora di Roveré della Luna e a quell’epoca, così mi è stato sempre raccontato, era impiantato con Lambrusco (a foglia frastigliata? Enantio?). Erano pergole doppie aperte con diversi metri di distanza tra i filari ed in questo vecchi testimoni di un utilizzo diversificato del vigneto: Produzione di uva e tra le ale foraggicoltura ed arativo.
Kurz nach dem Erwerb wurde der Weingarten aber gerodet und im gleichen Ausmaß mit Merlot, Carménère und Grauem Burgunder, natürlich mit der (einfachen) Pergl als Erziehungssystem, bestockt. Dass es sich eben um Carménère handelt, wussten wir, wie viel andere auch, erst seit Anfang der 90er Jahre, die Jungreben wurden damals nicht nur uns als Cabernet Franc verkauft. Nachdem unsere Kellereigenossenschaft mit diesen Trauben gar keine Freude hatte — die Weine dieser Sorte sind bei uns durch stark rustikal ausgeprägte vegetale Noten, niedrigem Gerbstoffgehalt und geringer Haltbarkeit gekennzeichnet — wurden die Reben 2006 durch Grauen Burgunder ersetzt. Deshalb haben wir am Klausner insgesamt einen Hektar dieser Sorte: Die Trauben, welche von der inzwischen über 40jährigen Pergl stammen, werden von mir vinifiziert, jener der jüngeren Spalieranlage gehen in die Kellereigenossenschaft.
Subito dopo l’avvenuto acquisto il vigneto è stato estirpato e reimpiantato con Merlot, Carménère e Pinot grigio, ovviamente a pergola (semplice). Che si trattasse infatti di Carménère l’abbiamo saputo, come tanti altri viticolori soltanto all’inizio degli anni 90; infatti le barbatelle di quella varietà non sono state vendute solo a noi con il falso nome di Caberent Franc. La nostra cantina cooperativa non ha mai avuto un grande piacere con quest’uva in quanto nella nostra zona i vini di questa varietà bordolese sono grossolani, caratterizzati da un’aromaticità molto vegetale, con poca struttura e di ridotta longevità. Perciò nel 2006 questa varietà fu sostituita con Pinot grigio, per cui in quell’appezzamento abbiamo attualmente un ettaro di questo vitigno. Le uve derivanti dalla pergola di ormai più di 40 anni vengono vinificate da me, quelle della spalliera recente vengono conferite alla Cantina Sociale di Cortaccia.
Wie bei allen unseren Weinen möchten wir auch hier soviel wie möglich die Eigenheiten der Sorte, des Weingartens und des Jahrgangs riech- und schmeckbar machen. Und dies nicht nur im ersten Jahr nach seiner Abfüllung sondern möglichst für längere Zeit. Der Weinausbau entspricht daher im grundsätzlichen Ablauf dem Ausbauprotokoll des schon besprochenen Chardonnay Ogeaner, weshalb ich mich hier beschränke, darauf hinzuweisen.
Come in tutti cerchiamo anche in questo caso di rendere percepibile, organoletticamente parlando, le particolarità della varietà, del vigneto e dell’annata. Possibilmente per diversi anni e non soltanto per la durata del primo anno dopo l’imbottigliamento. La vinificazione corrisponde di conseguenza grosso modo a quella dello Chardonnay Ogeaner, spiegata nella puntata precedente, a cui preferisco rimandare in questo momento.
Hinsichtlich der Sensorik unterscheidet er sich aber sehr vom Chardonnay. Der Geruch erinnert deutlich an reifes Kernobst, mehr Birne als Apfel; unser Grauer Burgunder ist recht leicht als Vertreter seiner Sorte erkennbar. Beginnend mit dem zweiten, spätestens dritten Jahr nach der Lese, gesellt sich auch das Aroma von überreifer Honigmelone dazu. Ich habe das Glück, mit dem Klausner eine Lage am Talgrund zu besitzen, und damit ein Nutznießer der dort herrschenden Tag-Nacht-Temperaturunterschiede zu sein. Dadurch ist der Geschmack stets von der sortentypischen Fülle gekennzeichnet, aber die präsente Säure lässt ihn nie plump oder gar mastig erscheinen. Dieses gut strukturierte aber doch trinkige Mundgefühl lässt ihn einen guter Essenbegleiter zu sehr vielen Gerichten sein, insbesondere kräftigeren Vorspeisen. Daher ist er besonders in der Gastronomie als willkommender Allrounder recht gefragt.
Per quanto concerne la caratteristiche organolettiche si distingue nettamente dallo Chardonnay. L’aroma ricorda i frutti maturi della mela ma soprattutto della pera, per cui è facilmente riconoscibile come rappresentante della sua varietà. A cominciare con il secondo, a più tardi terzo anno dopo la vendemmia si instaura anche l’odore di melone stramaturo. Ho la fortuna di possedere con il Klausner un vigneto del fondovalle, per cui soggetto ad escursioni termiche notevoli tra giorno e notte. In conseguenza di questo il sapore è sì pieno come lo si aspetta, ma caratterizzato anche da un’acidità che gli dona la freschezza necessaria per controbilanciare. La sensazione di vino strutturato ma lo stesso bevibile lo rende un buon accompagnatore di molti piatti, soprattutto di primi di un certo spessore. Per questo è richiesto molto soprattutto nella ristorazione, dove riveste il ruolo benvisto di vino all-round.