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In Italien wird immer wieder etwas neidisch nach Frankreich geblickt. Wie dort mit dem Wein als Kulturgut umgegangen wird, scheint vorbildlich zusein. Genau so die Vermarktung auf allen Ebenen. Während das vom wissenschaftlichen her äußerst diskutable System der Crus die Geschichten um das Topsegment interessant hält, ist man auch hinsichtlich Otto Normalverbraucher sehr rührig.
Dall’Italia si guarda sempre con una certa invidia verso la Francia. Da come oltralpe si tratta il vino come prodotto culturale sembra essere esemplare. Anche la commercializzazione a tutti i livelli. Mentre la classificazione dei crus, che dal punto di vista scientifico è molto disctuibile, tiene vivo tutte le storie attorno ai vini top, l’economia vitivinicola francese si occupa con successo anche della casalinga di Nantes (per non menzionare di Voghera).
Ausgehend von den sehr erfolgreichen Salons des Vins der französischen Selbstvermarktervereinigung Vigneron indépendent organisiert die italienische Schwesterorganisation Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) erstmalig eine Präsentations- und Verkaufsmesse, den Mercato dei Vini dei Vignaioli. Am 3. und 4. Dezember können in Piacenza mehr als 1.000 Weine von über 200 Weinbauern verkostet und gekauft werden. Für den einzelnen Teilnehmer wird es — zur Beruhigung des Fachhandels — kaum das große Geschäft sein, aber der Hauptgrund dieser Veranstaltung ist ein anderer: Besondere Weine, die aus einer Hand stammen, dem breiten Publikum mit einer niederschwelligen Veranstaltung nahezubringen, den Kontakt mit dem Produzenten zu ermöglichen und durch die Kaufmöglichkeit den praktischen Nutzen für den Besucher signifikant zu steigern. Wir sind jedenfalls dabei.
Riproducendo il modello di successo dei Salons des Vins dell’associazione francese Vigneron indépendent la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) organizza per la prima volta il Mercato dei Vini dei Vignaioli. Il 3 e 4 dicembre si possono degustare liberamente e comprare oltre 1.000 vini di 200 vignaioli. Non sarà un grande affare per i partecipanti per cui le enoteche non si dovrebbero preoccupare più di tanto, ma lo scopo principale è un altro: Avvicinare i vini passati per una mano ed il mondo dei vignaioli in generale al consumatore ed aumentare con la possibilità di acquisto l’utilità pratica della manifestazione per il visitatore. Noi intanto ci saremo.
P.S.: Politisch und historisch interessierte Leserinnen und Leser werden das Original im Titel wiedererkannt haben.
P.S.: Per gli interessati in politica e storia (soprattutto germanofoni) sarà stato facile scoprire nel titolo del post lo slogan originale (Imparare dai Soviet vuol dire imparare a vincere). Ero sempre dell’opinione che questo detto propagandistico fosse coniato dalla propaganda sovietica ad uso internazionale per cui reperibile anche in versione italiana, invece sembra che lo si è utilizzato solo nei rapporti con la DDR.
Merci pour ces infos
Caro Werner,
hai ragione, i „cugini d’oltralpe“ sono bravissimi a vendere….molto di più di noi e in questo sul serio dobbiamo imparare….
Pensa se loro avessero un formaggio come il Parmigiano Reggiano che per noi (o almeno per me) è una cosa talmente normale da considerla un’abitudine; probabilmente se lo farebbero pagare 60-70 €/kg e non la cifra ben inferiore che costa in Italia…
Hanno però un limite: il vino altrui non lo considerano…e sbagliano…
Le migliori espressioni delle uve che loro non hanno (Sangiovese, Nebbiolo ad esempio) probabilmente non sanno neppure cosa siano…e per me questo è un vero limite….
A volte non capisco se lo facciano (il non considerare il vino non francese) per non voler ammettere che ci sia qualcosa di meglio del loro…
Ciao.
Lieber Werner,
es stimmt, die Cousins von der anderen Seite der Alpen sind Meister des Verkaufens… viel besser als wir und diesbezüglich müssen wir ernsthaft was lernen.
Denk einmal daran, sie hätten einen Käse wie den Parmiggiano Reggiano, dessen Konsum für uns (zumindest für mich) eine normale Sache darstellt; wahrscheinlich würden sie 60 bis 70 € dafür verlangen und nicht den deutlich niedrigeren Preis, zu dem er in Italien verkauft wird…
Sie haben aber auch ihre Beschränkungen: Sie berücksichtigen nicht die Weine der anderen… und machen dabei einen Fehler.
Sie ignorieren die besten Ausdrucksformen der Rebsorten, die sie nicht haben (Sangiovese, Nebbiolo z.B.), wahrscheinlich kennen sie diese gar nicht… und das ist für mich schon eine wirkliche Beschränkung.
Manchmal frage ich mich, ob dieses Ignorieren nicht Dazu dienen soll, dass sie micht zugeben müssen, dass es etwas besseres als das Ihre gibt…
Servus.
Bin ganz deiner Meinung. Von Frankreich lernen heißt siegen lernen – heißt aber vor allem auch verkaufen lernen.
Neben dem unbestreitbaren Können der Franzosen erstklassige Produkte herzustellen, so gibt es weltweit wohl kein anderes Land, welches es besser versteht, sich und seine Produkte ins rechte Licht zu rücken und zu vermarkten, als die „Grande Nation“.
Welches Land kommt einem Weinliebhaber oder Feinschmecker als erstes in den Sinn wenn er an Spitzenweine denkt? Natürlich Frankreich! Nicht anders verhält es sich beim Sekt pardon Champagner, beim Weinbrand sorry Cognac, dem Käse (Camembert, Brie, Roquefort usw.), den Trüffeln (aus dem Pèrigord). Sogar ihr Brot und Gebäck (Baguette, Croissant) und ihre Hühner (Bresse) haben es zu Weltruhm gebracht.
Ganz zu schweigen von der Haute Cuisine und der Haute Couture. Dass sich nebenbei auch noch die Welthauptstadt des Parfums (Grasse) u. die Stadt der Liebe (Paris) in Frankreich befinden, wen wundert‘s?
Chapeau, da waren bzw. sind wahre Meister des Marketing am Werk.
Vive la France!
Sono completamente della tua opinione. Imparare dalla Francia vuol dire imparare a vincere. vuol dire però soprattutto imparare a vendere.
Accanto alla incontestabile capacità di poter produrre prodotti di prima classe non ci sarà altro paese che riesce così bene a vendere se stesso ed i suoi prodotti che la „Grande Nation“.
Quale paese viene in mente per prima ad ogni amatore del buon bere e mangiare quando pensa a vini di punta? Naturalmente la Francia! Ugualmente con lo spumante, pardon Champagne, con i distillati di vino, sorry Cognac, il formaggio (Camembert, Brie, Roquefort ecc.), i tartufi (del Pèrigord). Addirittura il loro pane (Baguette, Croissant) e le loro galline (Bresse) hanno acquisito fama mondiale.
E non parliamo della Haute Cuisine e della Haute Couture. Che inoltre anche la capitale mondiale dei profumi (Grasse) e quella dell’amore (Parigi) si trovano in Francia non sorprenderà più nessuno.
Chapeau, a fare questo c’erano e ci sono tuttora dei veri maestri all’opera.
Vive la France!